All-Star Contest 2021
La traccia dell’All-Star Contest 2021
“Sia dannato tutto tranne il circo!” – disse il poeta, scrittore Edward E. Cummings…
Date vita al vostro circo, raccontatecelo dai panni di un domatore di leoni o di un bambino che assiste allo spettacolo dei trapezisti per la prima volta, oppure immaginate per noi il circo più pazzo del mondo, o il più magico, o il più surreale, o il più tragico, o il più romantico…
Insomma, fate come volete, ma portateci “al circo”.
Intervista alla vincitrice dell’All-Star Contest 2021: The Ginger Resident
La Breve Scrittrice Felice 2021 è il vulcano al centro della nostra redazione. Ogni tanto erutta e ogni parola che cade sul foglio è al tempo stesso cenere e seme. La leggiamo e palpiamo la necessità artistica da cui sgorgano tali impromptu letterari; allo stesso tempo, i suoi racconti germogliano fiori di pensieri e di un sentire che The Ginger Resident nutre su carta riga dopo riga, scelta dopo scelta, con una pazienza tecnica e una disciplina da scrittrice nata.
Il suo racconto vincitore è ambizioso, con una trama complessa e articolata che 9 volte su 10 fallirebbe nella dimensione così breve, ma che la nostra Breve Scrittrice Felice ha costruito con così tanta maestria e autenticità (sia nei dialoghi che nelle descrizioni) da far funzionare alla perfezione.
Non è stato semplice, tutt’altro.
Come diceva il poeta americano Robert Hass: “Scrivere è un inferno e non scrivere è un inferno. L’unico stato tollerabile è quel momento in cui hai appena messo il punto finale.”
“Il racconto è il frutto di una gestazione lunga qualche settimana. Quando avete condiviso il tema del contest avevo un paio di idee: la prima era quella di descrivere il circo che è talvolta la nostra società, fatta di tanta apparenza e poca sostanza, la seconda era quella di creare un circo di personaggi davvero fuori posto (un clown con il terrore dei bambini, un addestratore di tigri allergico al loro pelo) …
Buone idee forse, ma non sono riuscita a trasferirle su carta. All’ennesimo tentativo fallito, ho pensato al motivo per cui io non amo il circo, ossia la presenza di animali che per me dovrebbero vivere liberi nel loro habitat naturale. È allora che ho immaginato una storia che svelasse i retroscena – in questo caso esasperati – di parte del mondo circense.
I due personaggi dovevano avere un legame speciale; sono convinta che le unioni più solide si creino quando i protagonisti sanno incastrarsi alla perfezione, per cui rappresentare l’una la parte mancante dell’altra mi è parsa una buona idea per avvicinare Fenix e Brigitte.
Poi, per mia natura, avrei voluto dilungarmi di più nella loro descrizione, nel raccontare la storia del loro legame, ma non era possibile dentro ai limiti che giustamente la flash-fiction impone.
Ero molto scettica sul risultato ma i vostri feedback sono andati oltre ogni aspettativa…”
A qualcuno di voi forse è sfuggita la nostra intervista a The Ginger Resident in occasione della sua medaglia d’argento del luglio scorso. Ci ha fatto tirare in ballo lo scrittore e illustratore francese Hervé Tullet.
“Bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l’anima.”, diceva. The Ginger Resident, sul foglio, sembra volerla placare. È come se riuscisse a domare una storia attraverso il controllo tecnico, la disciplina dell’inizio e del punto finale, le briglie stilistiche con cui tiene a bada trama e pensieri prima che si imbizzarriscano e non arrivino a destinazione.
La nostra Breve Scrittrice Felice annovera “almeno tre romanzi” salvati nella memoria del suo computer.
“I primi due sono un po’ prove generali, ma il terzo è l’unico materiale che forse potrebbe valere qualcosa.”
Avremmo una voglia di leggerli che voi umani… Ma questa è tutt’altra storia.
Per destreggiarsi anche nel breve ha aperto un blog e il suo racconto vincitore, “Brigitte e Fenix”, è la prova che funziona, che scrivere è un muscolo che va allenato e non in un solo modo. Che scrivere ha senso se mantiene lo struggimento di cui parlava Robert Hass, altrimenti è un semplice diario adolescenziale. Che cercare le “nostre” parole e metterle in fila in modo che diventino “anche degli altri” non ha niente a che vedere con l’esprimersi tout court ma tutto a che fare con il creare dal nulla, con il forgiare una propria bacchetta magica scrittoria e con l’imparare a sventolarla sul foglio per immaginare mondi in cui le cose a cui più teniamo o a cui più aspiriamo siano nascoste tra le righe affinché gli altri le trovino.
“La scrittura per me: è un luogo di pace, di qualsiasi argomento tratti e anche quando è crudele come nel caso di Brigitte e Fenix, è il posto dove tutto è possibile, dove ci si mette alla prova, dove si può sperimentare e superare i propri limiti. È un sogno in potenza che, se si materializza, può fare scintille.”
Brigitte e Fenix di Ginger Resident
Brigitte e Fenix erano nate lo stesso giorno dello stesso mese, con dieci anni di differenza, a centinaia di chilometri di distanza. Entrambe difettose per le reciproche famiglie, si erano abituate a vedere il mondo attraverso le sbarre della gabbia in cui erano relegate e che di fatto era la loro casa. Poi la gabbia di Fenix divenne proprietà del circo Lustroni, e le due diventarono parte del medesimo folto e teatrale albero genealogico privo di radici. Loro, tra le poche femmine in un mondo prettamente maschile, non avevano diritti: solo il dovere di splendere.
Lasciavano gli angusti spazi a loro dedicati unicamente per l’ora d’aria concessa. Illuminate dalle calde luci dei riflettori, ogni sera si sentivano per la prima volta vere protagoniste della loro vita; a nulla bastava dimostrare di cosa fossero capaci insieme, inutile anche lo scroscio degli interminabili applausi dopo il loro ultimo numero. C’era un buco da riempire nella scaletta e loro erano state scelte per farlo. A nessuno importava di quella figlia e nipote, figuriamoci se potevano apprezzare le gesta acrobatiche di una ragazzina muta e di una tigre sorda.
Tutto ciò che avevano imparato era il frutto della loro innata intesa, presto trasformatasi in indistruttibile sorellanza: Brigitte era le orecchie, Fenix la voce. Se la tigre ruggiva era perché Brigitte era arrabbiata, quando invece guaiva era perché Brigitte piangeva. Il silenzio era l’unico segnale che nessuno riusciva ad interpretare con certezza e che generava il panico tra ballerine ed acrobate – donne isteriche abituate a pensare al peggio – lasciava invece indifferenti i maschi di casa, che delle lagne di due femmine handicappate non volevano saperne.
Quella sera, il giorno del ventunesimo compleanno di Brigitte, le due sedevano davanti a uno specchio, dietro le quinte del pietoso e traballante spettacolo che gli uomini di casa avevano imbastito per un pubblico pagante, che tramite pessime recensioni sui social o un telefono senza fili di commenti acidi avrebbe fatto desistere chiunque nel raggio di quindici chilometri dal pagare per vederli.
A sipario calato un’improvvisata riunione famigliare le rese spettatrici di una conversazione tra soli uomini. «Anche stasera abbiamo guadagnato una miseria» sentenziò un minuto trapezista di rosa vestito.
«Molti posti vuoti, soprattutto dopo la fiammata inattesa di Elvis.» Il mangiafuoco si scusò per lo starnuto che gli aveva fatto quasi incendiare la laccata acconciatura della signora in prima fila.
«Dobbiamo guadagnare di più o spendere di meno.»
«O entrambe.»
«Aumentiamo il prezzo dei biglietti!» Il plauso generale accolse quella logica intuizione.
«E come abbattiamo i costi?»
Il vociare maschile si tramutò in brainstorming di idee confuse e fallimentari, che agli ideatori invece parevano geniali. Via le roulotte, viaggiamo in bici e dormiamo in tenda. Via il trucco, la cosmesi costa troppo. Meno luci, più atmosfera. Brigitte rise immaginando il palco in penombra calcato da omoni struccati e sudati, per la
traversata su due ruote. Fenix la vide sorridere e le si illuminarono gli occhi.
«Ma quella tigre del cazzo quanto ci costa?»
Improvvisamente Brigitte e Fenix divennero centro dell’attenzione. Quegli sguardi indagatori le misero a disagio. Brigitte sentì il cuore in gola, Fenix la vide diventare seria in volto.
«È indispensabile? Quello che fa lei può farlo anche un cane.»
«Poi per un barboncino serve pure un cerchio infuocato più piccolo.»
«E una ciotola più piccola.»
«E non serve un badile per spalarne la merda.» Scoppiarono a ridere in coro, era l’unica attività in cui risultavano coordinati. Brigitte sentì il volto divampare, avrebbe voluto gridare, ma quella era la sua eterna condanna: sentire senza poter reagire come avrebbe voluto. Schioccò le dita per richiamare l’attenzione del padre e dei fratelli, gesticolò per intimarli a lasciarla stare, “è mia amica”, “oggi è il suo compleanno!”.
«E allora le faremo un bel regalo», rise ammiccando e battendole una mano sulla spalla suo zio.
Fenix ruggì, perché era questo che faceva da sempre: dare voce a quel che leggeva sul volto di Brigitte. Così profondo era il loro legame che parlava per lei senza sapere perché lo stava facendo, si gettava in un cerchio infuocato se lei glielo chiedeva e metteva da parte il suo istinto carnivoro per quello scricciolo biondo che aveva riservato per lei solo moti di tenerezza. Ne vide il volto bagnarsi di lacrime e guaì, facendole le fusa per consolarla.
Lo zio la prese per il guinzaglio e la trascinò fuori dalla tenda. Brigitte in un mare di lacrime la sentì guaire, poi un colpo, infine.
MENZIONI D’ONORE ALL-STAR CONTEST 2021
Ecco la carrellata di menzioni della redazione sui racconti di questo All-Star Contest. Sarà Funambolo Edizioni, nostro giudice d’onore, a decretare il Breve Scrittore Felice 2021, ma in redazione ci prudevano troppo le mani per non dire anche la nostra in attesa del verdetto finale. Che siano racconti finalisti o meno, poco importa.
“Agatha e Pino” di Edo 78
La nostra penna felice più brava a vergare brevi educazioni sentimentali per grandi e piccini. C’è sempre un bimbo contrapposto ad un adulto nei suoi racconti e ogni volta funzionano a meraviglia sulla carta.
“Gaetano” di Stefano Paiuzza
Un racconto fattosi circo. A partire dallo studio del linguaggio, dall’atmosfera incantata abilmente spolverata sopra ogni riga. Imponderabile e sensuale come solo la magia del circo sa essere.
“Hollywood Cemetery Circus” di Orso Beni
Scritto divinamente sull’onda di un’ispirazione cavalcata da vero circense dei pensieri. Standing ovation.
“Il più piccolo circo al mondo” di Marina Belli
Uno dei racconti più originali nella trama e meglio eseguiti nella tecnica, per poco non sfiorava la finale.
“Il saluto di Icaro” di Carola Cestari
Struggente, ben scritto, sofisticato, con ogni più piccolo gesto sul foglio nel punto e al momento giusto. Un uomo cannone che ti entra dentro dalla prima riga.
“Il Circo del 1963” di Valeria Vecchiè
Un racconto epistolare che dondola su un filo come il suo protagonista e che come il suo protagonista svanisce lasciando un’impronta.
“Il tailleur di Stella Maris” di Margherita Autuori
Un racconto che si tocca, si vede e si sente. Il circo è lì, nel mezzo. Non bisogna cercarlo, arriva lui al punto finale. Complimenti!
“Il Tyler” di Groucho
Una delle nostre penne più stilose e riconoscibili. Ogni suo racconto porta il suo imprinting, lo riconosceremmo anche senza leggere il nome dell’autore. In scrittura creativa questo è un gran traguardo.
“Isaac al circo” di Aldus X
Il racconto più originale di tutti, un circo di fantascienza che ha stupito la redazione per la genialità dell’idea, la difficoltà tecnica nel rispettare il genere letterario scelto e la poesia così ben incastonata sopra la tecnica.
“Le cavallerizze” di Sasha Grey
Un altro racconto al femminile scritto con la solita maestria e tanto tanto ritmo sul foglio.
“Non per gli applausi” di Riccardo Negri
Una grande storia tenuta in mano con abilità laddove sembrerebbe esserci troppo poco spazio a disposizione per narrarla a dovere. Che sia realmente accaduta non ha importanza, noi ci abbiamo creduto fin da subito.
“Orzobimbo” di Stefano Paiuzza
Un divertissement stilistico che ci ha fatto scompisciare. Ma quanti registri si celano dentro la penna di Stefano Paiuzza?
“Sono nata qui” di Giovanna Adelaide Busacca
La flash-fiction al suo meglio. 326 parole – non ne serviva una di più, non sarebbe bastata una di meno – che narrano la storia d’amore tra uomini e animali fino all’apice della purezza dei legami circensi. Una danza tra i muscoli e il cuore sia di chi scrive che di chi legge, in una simbiosi su carta.
“Tambury” di Cyrcle Bob
Un racconto alla “Baricco”. E direi che abbiamo già detto tutto. Applausi.
“The Stratocumulo Circus” di Bastio
Surreale, onirico, evocativo, moderato e lirico allo stesso tempo. Grazie.
“Brigitte e Fenix” di The Ginger Resident
Forse il racconto con la trama più complessa ma meglio articolata. Costruito con maestria e tanta autenticità, sia nei dialoghi che nelle descrizioni.
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